mercoledì 30 gennaio 2013

Il vetriolo che ho nel sangue.

Tempo fa sono partito con un progetto, la Lista dell'Odio, naufragato ancora prima di salpare. È morto perché mi conosco bene e conosco altrettanto bene la mia manifesta incapacità nel portare a termine le cose, se non obbligato da forze mistiche.
Ciò nonostante, non vuol dire che abbia smesso di odiare una buona parte del mondo, anzi, mi sveglio ogni mattina sperando che la popolazione mondiale sia scesa di almeno un miliardo di elementi.
Spero, anche se raramente ho occasione e il coraggio di dirlo, che ci si decida ad introdurre la pena di morte in occidente.
No.
Non secondo i canoni americani, che per uccidere qualcuno ci vogliono dei mesi, o addirittura degli anni.
Una sorte di pena capitale modello Sharīʿa, ma apostatica; slegata da una qualsivoglia religione e tutela della vita, per chi l'esistenza ha scelto di gettarla alle fiamme con le proprie azioni.
Un colpo al foro occipitale e Bang! l'omicida seriale, il seviziatore di donne e bambini e il grande frodista finanziario non sono altro che ricordi di una società imperfetta.
Invece il pluralismo moderno ci vieta di fare ciò. Non si può correre il rischio di aprire un piccolo varco di senso al revisionismo storico. Bisogna guardare avanti, sempre più avanti. Anche quando di fronte a noi non ci sarà altro che una parete.

Le parole lasciano il tempo che trovano, i pensieri hanno tutto il tempo del mondo.

[...]« essa poi non mi sembra repugnare in modo assoluto al diritto, perché quando la morte altrui sia assolutamente necessaria, essa è perfettamente giusta[...] sarebbe quindi conforme, non solo al diritto ma alle leggi naturali, la selezione artificiale, che la società venisse facendo nel proprio seno, coll'estirpare gli elementi nocivi alla propria esistenza, gli individui antisociali, non assimilabili, deleterii. »



1 commento:

  1. Ho dovuto cercare chi fosse questo sosia di Rasputin ché dalle parole non riuscivo proprio ad arrivarci. E insomma, tutto sommato, non era proprio un pensiero inutile.
    Ci riflettevo, poi, ieri sera e pensavo: perché chi butta al vento tutto, in modo sistematico, e senza pentimento deve respirare il mio stesso ossigeno?
    Spinose questioni etiche. Ci devo riflettere.

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